L’Italia Drogata


 

Non è
facile descrivere questo “bel paese”, in quanto esula da qualsiasi logica che
nel tempo e con fatica le teorie politiche, economiche e sociologiche hanno
messo a punto.

Si parla di
Neoliberismo, ma l’andazzo che vediamo nella nostra economia è liberale solo di
nome, in quanto il sistema è sorretto da una serie di puntelli forniti da
agevolazioni pubbliche, costituiti a loro volta da una sinergia tra politica e
imprenditoria che crea un mercato drogato, le aziende che vogliono concorrere in tale mercato devono di volta in volta fare i conti con i general contractors, o
con indotti traballanti che dipendono da grosse aziende che minacciano la
chiusura.

Un esempio
su tutti il mercato dell’auto, legato ai contributi statali che piallano lo
scalino della concorrenza, contributi usati come moneta di scambio e ricatto da
una multinazionale come la FIAT che minaccia la chiusura degli stabilimenti “periferici”,
è un mercato altrettanto drogato quello del mattone e dell’edilizia in genere,
legato a doppia mandata a condoni, appalti pubblici e speculazioni di ogni sorta legate alle strategie urbanistiche dei territori.

Ma fin qui
nulla di nuovo andiamo avanti cosi da qualche decennio.

La questione
più preoccupante è la continua assunzione di grosse dosi di anestetico sociale
propinato in tutti i modi e a tutti i livelli, non è una sola questione
mediatica ma riguarda il quotidiano, ovvero far leva sulle carenze croniche di
un sistema, create da una successione pluridecennale di compromessi,
concussioni, collusioni e corruzione, per mantenere in piedi il sistema stesso.

Promesse da
marinaio, vomitate addosso a spettatori inermi, che assicurano condizioni di
vita migliori e sviluppo, pronunciate dalle stesse personalità che fanno di
tutto per mantenere lo status quo, tentativi sistematici di annientare con ogni
mezzo il libero pensiero e l’autodeterminazione, l’annichilimento della ragione, l’abbassamento
del livello culturale, il continuo sventolio del vessillo di un futuro
vivibile, sigillano la visuale su un presente misero, fatto di sussistenza,
emarginazione e precarietà.

Non si
riesce nemmeno più a mettere a fuoco la realtà degli eventi, non si ha la
capacità di leggere un fatto per ciò che è, si discute dalle prime pagine dei
quotidiani sulle presenze numeriche nella giornata del 20 marzo, senza capire
cosa spingeva veramente la gente ad essere lì, in due manifestazioni diametralmente opposte, tra chi veniva invitato a salire
su bus “generosamente messi a disposizione” per portare acqua alla causa di un ristretto numero di individui e chi per una sua precisa presa di coscienza
affrontava un viaggio pagando di tasca sua la trasferta per riportare l’acqua nelle mani dei cittadini togliendola ad un ristretto manipolo di individui.

Drogata in
tal modo questa nazione non può essere compresa, non se ne possono leggere le
fasi adottando schemi logici derivati da idee, che per quanto forti, non
tengono in considerazione una situazione del genere.

Un tempo a
drogare il popolo ci pensava solo la religione, ora abbiamo davanti una selva
di pusher che intorpidiscono non solo la morale e il sentire comune, ma anche
tutto il resto, ed è allora in questo momento che bisogna cercare di svegliare
il comatoso dalla sua letargia, attraverso l’esercizio della ragione e la
pratica del dubbio.

Non affidiamo
più il nostro agire agli stregoni telegenici e agli imbonitori da tribuna
politica, le ragioni degli eventi sono alla portata di tutti, bisogna solo fare
lo sforzo di afferrarle.

 

Collettivo
UniRC

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