POST; POST B-DAY


Il popolo “vuoto” . Riflessioni e critiche da sinistra ad una giornata che ha lasciato l’amaro in bocca.

Dirigersi alla metro Manzoni e sentire un vuoto dentro la bocca
dello stomaco. Ed a questo punto chiedersi il perché. Senza pregiudizio
e senza preconcetti. Solo dopo aver sentito un forte disagio,
nonostante il mare di gente che continuava a riempire Piazza San
Giovanni.
Ricoloriamoci di viola, è quello che ci hanno chiesto gli
organizzatori. Diversi lo hanno fatto, altri no. Io no. E poi perché il
viola? Il colore viola esprime “la volontà di essere diversi”, ed
infatti quel giorno ha rappresentato il “non-rosso”, il “non-verde”, il
“non” insomma. Ma la diversità non dovrebbe passare innanzitutto
dall’accettazione e dall’arricchimento reciproco?
Torna, come spesso negli ultimi anni, la questione dei simboli e
dell’immaginario comune. Torna, probabilmente, la necessità di
dissociarsi da tutto e tutti, dal passato, dalla storia. Dissociarsi da
tutto e non conoscere niente. Sembra quasi che l’obiettivo sia quello
di dimostrarsi orfani per apparire “vergini”, il trionfo del nuovismo e
della privazione della propria identità.
Siamo nel Ventunesimo secolo, ha senso mobilitarsi in massa, contro un
uomo e la sua intollerabile gestione ad uso personale del potere, per
chiedere le dimissioni a Berlusconi? Certamente si. Ma farlo senza
alcun progetto politico, ignorare completamente le dinamiche sociali e
politiche che sotto il suo “dominio” stanno lentamente caratterizzando
il nostro paese. Scendere in piazza senza la consapevolezza che non è
di un uomo la “colpa” di quanto succede oggi, ma di un modello socio
politico che qualcuno chiama col suo stesso nome: “berlusconismo”.
Questo mette un po’ paura.

Nietzsche valuta la massa come il trionfo della quantità sulla qualità,
se fosse così perciò saremmo una sommatoria di individui mediocri,
senza un ruolo nella società ed incapaci di determinare in autonomia la
propria vita e il proprio destino. Non ci ho mai voluto credere,
preferisco pensare che il popolo, soprattutto quello che scende in
piazza, è e “deve essere” consapevole.
Tutti d’accordo sulla stanchezza e sull’intollerabile persistenza di
Berlusconi e più che ovvio che il popolo debba scendere in piazza. Ma
come? Vedere una somma di singoli che sfilano a Roma, sfoggiando i
migliori insulti che hanno elaborato contro il Premier, non mi ha dato
alcun conforto.
Ma davvero possiamo pensare che un palcoscenico pieno zeppo di “firme”
possa sostituire la protesta organizzata che con altri colori è stata
conquistata in passato?

Quanta presunzione nel chiedere alle donne e agli uomini di questo
paese di levarsi l’abito della propria identità politica per indossarne
uno nuovo di zecca. Come si è arrivati a demonizzare, fino a questo
punto, le compagne ed i compagni che da qualche secolo scendono in
piazza per i diritti e la giusta libertà in questo paese? “Non vogliamo
il cappello dei partiti” continuano a ripetere dissennatamente gli
“organizzatori”, ma quale strano processo è in atto se in una piazza
diverse migliaia di persone ripetono meccanicamente accuse ed
espressioni, utilizzando le parole del leader del maggiore partito
politico all’opposizione di questo governo?

Senza sterile polemica, ma con il migliore degli intenti, mi chiedo se
quel giorno siamo caduti tutti quanti nella trappola della demagogia e
il “cappello” ce lo siamo lasciati infilare dai principali attori della
scena politica di oggi. Me lo chiedo quando ricordo i ragazzi
prostrarsi ai piedi di Rosi Bindi, come se fosse un’attrice di
Cinecittà, me lo chiedo se penso ad un sessantenne che mi invita a far
spegnere Bella Ciao dal nostro camioncino. “Siete irrispettosi” mi ha
detto.
Oggi in Italia, manifestare il proprio pensiero pare sia “irrispettoso”
e manifestare con alle spalle un ideale e davanti una proposta pare sia
insostenibile. Ma non era, questa, una delle cause che ci aveva fatto
scendere in piazza quel giorno?

Continuo ad affondare i miei piedi nella storia dell’umanità e ad
imparare da essa, mentre cammino e cerco un futuro migliore. Prendo
parte e mi piacerebbe avere ancora il diritto di farlo.

(Tiziana Barillà, Liberazione e Left-Avvenimenti 11/12/09)

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