Analisi e richieste del collettivo su situazione economica della Mediterranea


ANALISI SITUAZIONE ECONOMICA ATENEO E RICHIESTE

Dopo aver manifestato ancora una volta la nostra ferma opinione sul piano del governo per l’istruzione pubblica con il corteo studentesco del 17 Novembre in città, la partecipazione alla manifestazione nazionale per “Diritti, democrazia…” a Roma il 16 Ottobre con la Fiom, e con l’ultima singolare iniziativa delle forbici in città, ed i conseguenti documenti redatti….

Desideriamo fare conoscere alla cittadinanza e ai membri dell’amministrazione dell’Ateneo reggino, perché a quanto pare non l’hanno ben realizzata, la situazione economica del cittadino di Reggio Calabria che intende iscriversi all’università o che deve completare il corso di studi, che probabilmente a queste condizioni non avrebbe mai iniziato.

Poiché prima di poter usufruire del compianto diritto allo studio, è necessario pagare ovviamente le tasse d’accesso allo stesso. Tasse in perenne crescita negli ultimi anni, non accompagnate da alcun miglioramento dei servizi offerti, tutt’altro, assistiamo al disgregamento fisico di tutto ciò che è stato costruito dai fondatori, oltre che dei diritti conquistati con le lotte di chi ci ha preceduto.

Nel 2010 in particolare, complici anche i tagli indiscriminati del governo,  le imposte sugli studenti hanno subito un’impennata senza precedenti, con l’aggiunta di balzelli e “contributi” a vario titolo la cui validità legale appare quanto mai dubbia.

Non riteniamo credibile che la diminuzione programmata dei Fondi di Funzionamento Ordinario voluti dal binomio Gelmini-Tremonti, possa comportare il terremoto finanziario ed organizzativo che gli studenti si sono trovati davanti all’atto dell’iscrizione al nuovo anno accademico.
Per questo abbiamo analizzato la situazione nazionale raffrontandola con l’Ateneo di Reggio Calabria, con riferimento anche agli anni precedenti, anni in cui la minaccia della diminuzione scaglionata dei fondi non si faceva sentire così pressante.
Lo scenario che ne deriva è a dir poco sorprendente, se non sconcertante.

In controtendenza con qualunque contesto economico Nord-Sud, ci risvegliamo in un 2010 che vede l’Università Mediterranea di Reggio Calabria pressappoco la più cara d’Italia!

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Confronto tasse e contributi totali per anno con gli altri Atenei d'Italia

 

Il raffronto lo abbiamo fatto considerando nel dettaglio Atenei del calibro della “Federico II” di Napoli, “Aldo Moro” di Bari, le università Centrali di Palermo, Torino, Firenze, e l’intero complesso de “La Sapienza” di Roma, tramite i dati disponibili agli studenti stessi nei rispettivi siti ufficiali, considerando tutte le comuni tasse di immatricolazione e/o iscrizione, le Tasse Regionali per il Diritto allo Studio, i contributi ed eventuali aggiunte generali, al netto di premi e borse di studio o di riduzioni per categorie disagiate o meritevoli.
Tutte le normali spese che le famiglie si trovano ad affrontare insomma ogni anno per la frequentazione di ogni suo componente iscritto in una delle università italiane, compresa quella reggina.
Dal calcolo sono ovviamente escluse tutte le spese ulteriormente necessarie (libri di testo, materiale per disegni, plastici e di misurazione/studio, stampe plottaggi e sviluppi, trasporti, eventuale vitto ed alloggio, mense ed uscite extra, etc.) che variano di caso in caso ma che possono variare tra i 500 e i 5000€ annui.

Nella maggioranza delle realtà italiane analizzate abbiamo riscontrato una più equa distribuzione delle imposte rispetto all’indicatore economico familiare, mentre alla Mediterranea, considerati tutti i contributi mediamente dovuti, troviamo costi inaccessibili anche per le prime fasce e valori altissimi rispetto alle altre città per le ultime fasce, bloccate tra l’altro su valori di I.S.E.E. di fascia media per altre realtà (es. Firenze 2000€ su 75’000€; Roma, ultima fascia 1800€ su 99’000€, contro i 2345 medi su 48’000€ di I.S.E.E. di Reggio Calabria).
Abbiamo rilevato tasse regionali per il diritto allo studio pari o sempre inferiori a quella reggina.
I rincari dall’anno scorso hanno riguardato cifre che variano tra i 2€ di Firenze e i 200€, solo sulla seconda rata, di Pisa, mentre alla Mediterranea abbiamo il 40% di aumento sui contributi, a cui vanno a sommarsi contributi fissi (+75€ minimi, massimi 150€), contributi fuori corso (150-250€) e rialzi tassa regionale (+39€).

Ma soprattutto ci duole notare che in numerose facoltà gli studenti nella condizione di fuori corso hanno agevolazioni e sconti, anche importanti, come ad esempio non pagare il contributo di facoltà e la seconda rata. A Palermo il Rettore è intervenuto per prolungare senza mora i termini di iscrizione, e per “ammorbidire” la progressiva abolizione delle agevolazioni per studenti fuori corso. Nella peggiore delle ipotesi troviamo una piccola tassa, ma che non tocca i redditi inferiori a 30’000€. A Brescia chi va fuori corso paga 50€ in meno e a chi resta in corso viene restituita la tassa di iscrizione.

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Aumenti anno per anno delle tasse alla "Mediterranea"

La soluzione propostaci per l’anno in corso appare sin da subito sconsiderata, ma le ripetute variazioni e il duplice sconvolgimento delle fasce reddituali di pagamento, unite alle bizzarre varianti non permettono a tutti un’immediata comparazione con gli anni precedenti. Il periodo da rientro estivo, e soprattutto la mancanza di trasparenza orizzontale della documentazione (quella degli anni precedenti viene sistematicamente cancellata e risulta introvabile) e di comunicazione “esplicativa”, non permettono agli studenti alcuna reazione organizzata. Le lamentele sono comunque evidenti, e nel luglio 2010, mentre il Rettore dell’Unical di Cosenza annunciava che “i livelli di tassazione non subiranno alcun aumento” e che “l’intensificazione della lotta all’evasione già in atto” punta all’eliminazione totale della stessa, mentre il Rettore dell’altra sponda dello Stretto si rivolgeva agli studenti con cordiali messaggi come “gli studenti sono i nostri interlocutori privilegiati”, invitava alla verifica preventiva delle dichiarazioni dei redditi e annunciava il non aumento delle tasse ma quello dei servizi di ogni tipo, noi incassavamo al Rettorato un disarmante e fittizio bottino:

  • una rimodulazione delle fasce di reddito (i cui punti minimi e massimi sono comunque aggravati del 40%) originariamente ridotte a 5 irragionevoli scaglioni che causavano salti di quasi 1000€ per pochi sfortunati, e portate adesso da 9 a 41;
  • la rimozione della iniqua e nuova tassa per gli studenti fuori corso per il solo secondo anno (rimasta comunque di 150/250€ per gli anni successivi);
  • la diminuzione dei tetti massimi della nuova ed originale “tassa fissa” che ogni facoltà può richiedere in aggiunta (che, ridotta, si trova a ben 150€);
  • maggiori esoneri per chi ha altri componenti familiari iscritti alla Mediterranea (senza considerare che spesso i figli studiano in diversi Atenei d’Italia);
  • lo sdoppiamento della seconda rata, resosi a questo punto necessario dato l’improvviso e fortissimo aumento della stessa.
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Modifiche tasse di inizio anno 2010-2011

Il confronto con gli altri Atenei d’Italia appare quasi sarcastico, non certo per la qualità degli insegnamenti o dell’offerta didattica, quanto per tutto ciò che concerne i servizi che completano il blasonato Diritto allo Studio, notoriamente insufficienti per tutto ciò che è Reggio Calabria. Prendendo in considerazione solo i servizi base (borse di studio, alloggi e mense, biblioteche) appare subito evidente la situazione parecchio al di sotto della sufficienza, e dunque inaccettabile il nuovo profilodi tassazione accademica, ancor più considerando l’aumento della tassa regionale per il diritto allo studio che passa da 62 a 101€, che trova pochi casi eguali in tutta la nazione.

  • Le borse di studio regionali sono erogate con smisurato ritardo, e a distanza di un anno addirittura si viene a sapere del congelamento delle somme per gli aventi diritto che la attendono dall’anno scorso.
  • La casa dello studente attuale non è affatto adeguata ai numeri del nostro Ateneo, e quella “nuova” in costruzione, è l’emblema di un’abitudine tutta reggina: migliaia di tonnellate di cemento a costruire fantasmi sopra l’alveo di un torrente, lasciate da quasi un decennio incompiute in stato di abbandono.
  • Il servizio mensa è in realtà un disservizio anch’esso da un decennio, in quanto i locali di ristorazione di tutte le facoltà sono inspiegabilmente affidati a privati (con prezzi per nulla agevolati e con le tipiche problematiche dei servizi offerti da aziende), e i pochi locali (3) in cui è possibile spendere i buoni mensa, sono dislocati nella città in posti inconcepibili da raggiungere durante una pausa pranzo.
  • Le biblioteche di facoltà offrono orari e servizi degni di un ufficio postale in una zona terremotata. Un paio d’ore la mattina, una pausa pranzo che coincide con l’ora d’aria degli studenti, e un altro paio d’ore il pomeriggio. Impossibilità di utilizzarle (per capienza e per impostazione retrograda) come luoghi di studio multidisciplinare e magari interattivo, si riducono in tavoli esercitativi durante gli stop delle lezioni per esami, in consultazioni fugaci e dallo scarsissimo rendimento, e magari nella corsa alla fotocopia selvaggia. Chiuse il sabato, chiuse a pranzo, chiuse dal primo pomeriggio, rispecchiano in pieno la disponibilità di quella comunale: cultura stile “fast food”.
  • Qualunque servizio extra stenta a partire o incontra insormontabili difficoltà, significativa quella del trasporto via Bus, rimasto bloccato anni per banalità logistiche, e quello delle stradine pedonali di collegamento tra le facoltà, non curate e in preda ad incendi, colate di fango, illuminazione assente e stato dell’ascensore non commentabile.

Davanti a questo quadro generale, non comprendiamo cosa ci sia da festeggiare alle sempre operanti, quelle si, feste in discoteca degli studenti/matricole, o a cosa possa servirci un accordo per carte prepagate bancarie, che presumibilmente resteranno vuote a vita.

Altro argomento spinoso è stato quest’anno il capitolo banche. A peggiorare la situazione ci si è messo il beffardo blocco del download dei bollettini di pagamento per 6 giorni, proprio nel suo periodo di massima criticità, riattivandolo il 2 Novembre, un giorno prima della scadenza delle iscrizioni!
Numerosissimi studenti si sono così ritrovati impossibilitati a non andare in mora (€ 31,46), data l’incapacità delle filiali di supporto di gestire la quantità di pagamenti in orario d’ufficio e la mancata volontà di attivarsi per risolvere le situazioni da parte degli stessi uffici bancari che si sono quest’anno accollati l’enorme compito di gestione di tutti i pagamenti, con scene spiacevoli in tutte le filiali cittadine di studenti inferociti a litigare con i direttori di banca, telefonarsi tra loro, correre tra le banche, ed un malcontento generale difficile da dimenticare con in mano i numerosi, lievitati, bollettini bancari.

Non riusciamo quindi ancora a spiegarci come sia stato possibile raggiungere e superare i costi di prestigiose facoltà italiane, dove i servizi non solo funzionano ma si rinnovano e fanno esempio, ed offrono allo studente il dovuto supporto a 360° per una vita accademica attiva e proficua, che appare superfluo far presente essere parte indispensabile dello sviluppo della società in cui versa, in particolar modo in zone territorialmente e sociologicamente delicate come quella dell’area dello Stretto.

L’Ateneo è forse già afflitto da enormi problemi di bilancio, tali da giustificare tutto ciò?
Se il governo sta attentando al diritto allo studio, l’Università Mediterranea, su questa linea, lo sta facendo colare a picco. Va bene il comprendere il disagio nazionale, ma quello interno, se c’è deve uscire allo scoperto, e si deve rendere pubblica la volontà di risanare i problemi, e collettivizzarne l’impegno.
Si devono individuare i settori negativi, ed eventualmente stabilirne le responsabilità dirette. Non possiamo più sottostare a questa esclusione del corpo studentesco dalle decisioni che vanno a ricadere in toto sugli studenti stessi. Non vogliamo che l’Ateneo chiuda, ma non possiamo accollarci tutto il peso di una crisi dentro un’altra.

Perché la direzione dell’Ateneo persevera in questa strada disattenta ed economicamente vessatoria, che non fa che dequalificare la nostra formazione e quella dei futuri professionisti di questa città?

Lasciando aperto questo interrogativo, stanti le rilevazioni fatte in questi mesi d’avvio e la gravità della situazione in atto, e riservandoci di proseguire nelle analisi e intraprendere iniziative di tutti i tipi,

CHIEDIAMO

  • · L’annullamento con accredito per i prossimi pagamenti verso tutti gli studenti delle “more per ritardato pagamento” saldate nel periodo dal 4 al 10 novembre, stanti i disguidi non dipendenti dalla volontà del soggetto pagante. La riduzione dell’importo della mora di ritardato pagamento o la posticipazione della stessa, tenute conto le difficoltà economiche causate dai rialzi imposti dall’università e della crisi generale del sistema.
  • L’annullamento con accredito per i prossimi pagamenti di tutte le quote dei cosiddetti “contributi per studenti fuori corso”, stante l’iniquità del pagamento stesso, non corrisposto in nessun’altra regione d’Italia (semmai posto come non-incentivo, questione ben diversa) e che altro non è che una maxi-multa dovuta per un “reato” commesso in precedenza all’istituzione della stessa, non tenente conto della situazione economica del pagante, della media degli anni necessari per il conseguimento della laurea in questa realtà e con questi ordinamenti, il mancato chiarimento delle misure entro le quali uno studente fuori corso risulta gravare sull’università invece di sostenerla con più anni di retribuzioni, e per quanto detto finora la non efficacia dello stesso quale misura di incentivo allo studio. Disincentivi per il dilungamento della carriera universitaria potranno essere introdotti solo per gli studenti che si immatricolano al primo anno con la regola già in vigore, dilazionati in modo equo tra gli anni di ritardo ed in misura consona al demerito e alla situazione economica insistente sullo studente.
  • · L’immediato annullamento dei “contributi fissi di facoltà” già deliberati ed il blocco delle discussioni dei rimanenti, peraltro dai termini prorogati con manovra del “doppio voto” in una riunione di Senato Accademico Straordinario, stante la sua natura ed impiego illegittimo in quanto andrebbero a coprire servizi già essenziali, dovuti e sovra-pagati negli altri contributi, oltre al far superare i termini di legge di percentuali di retribuzione degli studenti rispetto agli F.F.O. nazionali.
  • Controlli immediati sulle dichiarazioni dei redditi degli studenti, con tutti i mezzi a disposizione interni dell’Ateneo e con specifiche e straordinarie operazioni con Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate, data la criticità dell’anno corrente. I controlli non dovranno essere a campione ma in misura del 100% per tutti i dichiaranti 0-5000€ I.S.E.E. e per tutti coloro che presentano domanda di borsa di studio, ed in maniera considerevole per tutte le prime fasce di reddito.
  • Rialzi, se necessari, dovranno essere graduali, giustificati e posti in maniera elastica tenendo conto della condizione economica ed organizzativa degli iscritti; messa in atto di un sistema che renda scorrevole la carriera universitaria (ad esempio con appelli aperti per gli ordinamenti “ad esaurimento”, eliminazione dei blocchi burocratici delle abbreviazioni di carriera ed una corretta gestione delle propedeuticità e dei corsi), fornendo i servizi  citati in maniera ottimale, riportando nelle università l’equilibrio necessario ad un istituto pubblico di alta formazione.

Collettivo UniRC – Conferenza Stampa del 25.11.2011

 

 

 

 

 

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