SENZA FILTRI


 Riceviamo e pubblichiamo questa lettera che senza filtri e mediazioni descrive la situazione aquilana in un periodo in cui cominciano a spegnersi i riflettori.

 

* *Lettera di una terremotata* **

 

Vi scrivo da Colle di Roio (Aq) uno dei paesini colpiti dal sisma
del 6 aprile 2009. Il mio paese… Trovo molto difficile fare
ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci
proverò. E scrivo questa nota perché credo che solo
uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza
mediazioni se non dell´autore.
Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite
in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata,
assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle
attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era
passata già una settimana dall´inaspettato evento),
era andata sviluppandosi.
Non sono un tecnico, né ho una qualche esperienza di gestione
logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi
racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva
(immagino mi si potrà perdonare). Il fatto
è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle
persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione
civile,
della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc…),
inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe
meglio
dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della
Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo.

La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia
le sue
solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei
volontari; il resto da´ l´impressione di drammatica
improvvisazione. E
non perché non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi,
ma semplicemente ed a mio parere, perché si è follemente
sottovalutato
il problema fin dall´ inizio.

Se è vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero
che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente
prima dell´inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio
monito. Perché non è servito il fatto che due settimane prima del
sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre
a L´Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati
perché le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la
più alta di 4° grado, quindi poca cosa…) avevano fatto cadere
parte degli intonaci e dei cornicioni…

Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così
grande quale la Protezione civile, avrebbe dovuto schierare i
propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a
qualsiasi evenienza. Ed invece mi
trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo
se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti
dal sisma), con l´aiuto di una manciata di instancabili volontari,
che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la
segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta
attiva fino a ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà,
acquistato "sia mai dovesse servire", e con quello di un
volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per
la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso…) stiamo ancora
aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito
dell´ intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi
strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e
portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non
utilizzabili; che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto
per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e
nessun tipo di riscaldamento per le tende.

Vi ricordo che in Abruzzo e a L´Aquila in particolare la primavera
fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura
continua ad essere prossima allo zero. Non ci si può quindi
stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e
non tutte con la dentiera…), cocciutamente ed
in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case,
contiunano
a fare la spola dalla tenda al bagno di casa.

Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati
raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi
sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il
ragionamento.

Quello che mi lascia stupita, che la gente non sa e che gli organi
di informazione si guardano bene dal dire, è che tutta la macchina
si basa all´atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che
lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano
di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla
propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione civile che
molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei
campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perché
obbligati ad andarsene dopo circa 7
giorni.

Cosa comporta tutto questo? Che ogni settimana si vedono facce
nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a
coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e
quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro
caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati
perchè non viene inviato personale apposito, con inevitabili
problemi, invidie acrimonie e litigate tra…poveri.

Volete un esempio cristallino della disorganizzazione? La nostra
psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta
anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere
l´aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale
fiducia può riscuotere per permettere alle
persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale? A questo si
aggiungano l´inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna
sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti
dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che
risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.

Qualcosa di buono però ragazzi l´ho imparato. Ho imparato che per
la richiesta
di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo
stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità,
fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento
anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma
serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di
circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale).
Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare
questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la
macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno),
raggiungerlo al comune.

Un´ultima noticina. Due giorni fa la Protezione civile si è
riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di
preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema
ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata
espressa all´alba di una scossa di quarto grado e pochi
giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento
morti e
azzerasse l´economia e la vita di migliaia di persone…ho
provveduto,
poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico…

Però dei regali li ho ricevuti. Sono le lacrime di molte delle
persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel
momento dei saluti; sono le
parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e
paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.

Un´altra cosa. Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno
l´aereo o la macchina e si faccia un giro per L´Aquila e dintorni.
Le tendopoli non sono
tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità
che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione
oramai supini e del livello di indecenza del ns presidente del
consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi
con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi,
vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione, sa che
sono tutte palle.

I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle
famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..
nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi..
ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella, vedrete, tra
un mese sarete tutti a casa… Conoscete i nomi delle famiglie che
doveva ospitare nelle sue ville? Le virtù umane travalicano gli
eventi,
le sue miserie non hanno confini.

Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi
sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

Un saluto a tutti

/"Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli
optare per l’azione e l’utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui
il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema:
usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio
di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo
dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro
che rinsaldarlo." (P.P.Pasolini)/

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